Villa Vivaldi

La Villa situata nel quartiere storico di Villanova appartenne ai Vivaldi marchesi di Trivigno e Pasqua. Dai documenti rinvenuti si sa per certo che esisteva già nella seconda metà del Settecento, come residenza estiva o casale di campagna.

I Vivaldi appartenevano a una nobile casata ligure che si trasferi' in Sardegna nel Seicento per gestire le tonnare e le peschiere isolane di loro proprietà. Pietro Giuseppe nel 1752 sposò la ricca ereditiera Vincenza Zatrillas accrescendo ulteriormente il suo patrimonio.

Il casino di caccia fu per volontà del figlio Pietro Vivaldi abbellito e ingrandito ( come risulta da un documento del 1801 conservato nell'Archivio di Stato di Cagliari ). Nel 1802 l'opera fu portata a termine e il piccolo nucleo iniziale fu trasformato in una lussuosa Villa degna di un Marchese.

Cinque grandi arcate in pietra a tutto sesto delimitano il giardino pensile che si estende su un terrapieno chiuso lateralmente da scenografiche quinte in muratura; in fondo al giardino sorge la Villa il cui ingresso è sovrastato da una finestra con balcone a ringhiera in ferro battuto, ornata da stucchi con lo stemma della casata, lo scudo con l'aquila coronata. Sulla porta d'ingresso è scolpito un bassorilievo raffigurante un moro incatenato che si dibatte fra le onde del mare, ricordo delle lotte con i pirati arabi che infestavano le coste della Sardegna, ed in particolare Portoscuso, dove i Vivaldi avevano una delle loro tonnare.
All'interno si può ammirare l'unico ambiente dove ancora è presente un pregevole esempio di pittura murale del periodo: policroma finemente decorata e adornata da motivi fitomorfi.
Una scalinata a doppia rampa collega il giardino con gli Orti, ora ampi prati con grandi gazebo, e la Scuderia, altro pregevole esempio di architettura del periodo, costituita da cinque campate con volte a vela ottenute con mattoni pieni a vista finemente restaurati, sostenute da pilastri con capitelli in tufo. Le aperture anticamente adibite al passaggio delle carrozze e dei cavalli sono state chiuse nel tempo poiché altre costruzioni sono state affiancate e oggi sono trasformate in nicchie con vetrine incorniciate dal tufo originale ripristinato.